domenica 13 maggio 2012

L'alluvione dell'ottobre 2005 per meditare


Le cronache raccontano che i baresi al mattino del 23 febbraio 1905 furono svegliati da un violento temporale. Ma la tragedia si compì intorno a mezzogiorno quando la città fu invasa da un torrente d'acqua proveniente dalla Murgia che aveva già inondato Cassano M., Loseto, Carbonara, Bitritto immettendosi nella conca della lama Picone. Le acque raggiunsero anche 7 metri di altezza, distrussero fabbriche, vie ferroviarie, la sede della società del gas che illuminava le strade; furono interrotte le comunicazioni telefoniche. Ingenti danni e perdite di vite umane. Nei mesi successivi analizzando le cause si evidenziò che aver costruito nei letti dei torrenti, aver utilizzato quei territori per costruire vie di comunicazione fu una scelta sbagliata, in quanto lo sbarramento causò la deviazione del torrente proveniente impetuosamente dalla Murgia, attraversando via Manzoni.
Nel 1915 le alluvioni in una anno furono ben quattro. L'impedimento che causò immani disastri fu la poca fruibilità delle campate dei ponti ferroviari che collegavano Bari a Brindisi e da Casamassima a Putignano. Su questa direttrice le lame Fitta, Picone e Valenzano venivano naturalmente percorse dai torrenti che trovandosi davanti sbarramenti più o meno attraversabili, si ingrossavano esondando nei terreni circostanti e travolgendo i ponti ferroviari che le attraversavano.
Dopo questa annata l'alveo del torrente Picone fu sbarrato all'altezza di Carbonara per far defluire le acque in un canale deviatore "il canalone" che percorreva parallelamente alla lama. Con questo intervento e con la certezza che tutto si fosse risolto intorno all'alveo venne costruito un rione.
Nel 1926 abbondanti piogge provocarono la piena del Picone che travolse lo sbarramento, riportando le acque all'antico percorso che si riversarono sulla città. Alcuni edifici dei Quartieri Libertà e Murat riportano sulle pareti targhe in cui è indicato il livello raggiunto dall'acqua.


La notte tra il 23 e il 24 ottobre 2005 sulla città vi fu un violento temporale e un nubifragio si abbatté su Santeramo e Cassano M. con 16 mm di acqua in un raggio di 15 km. (quanto ne cade sull'intera Puglia in un anno). Le acque prendendo la pendenza e le sue vecchie vie non trattenute da un adeguato manto vegetale hanno attraversato Acquaviva, Sammichele, Sannicandro, Rutigliano, Bitritto e Bitetto, raggiungendo Bari nei quartieri di Santa Rita, Ceglie, San Girolamo e Fesca. Un'auto fu travolta e scaraventata nella lama sottostante sulla provinciale Cassano-Bitetto in un tratto in cui la strada asfaltata sovrastava la lama, e i collettori non furono sufficienti a far defluire l'immensa massa d'acqua. Sulla linea ferroviaria Acquaviva-Sannicandro il macchinista con un'attenta manovra arrestò il treno che rimase in bilico nel vuoto perchè la massicciata fu travolta. 
La cava di Maso a Carbonara, profonda 40 metri, fu sommersa per 38 metri dalla piena del Picone che si riversò attraverso l'unica via possibile poichè il suo alveo era ostruito dalla realizzazione di tre strade.
Le lame in piena ostruite in più punti da costruzioni, strade, campi coltivati, ponti ferroviari, montagne di rifiuti, esondano dagli argini naturali, provocando allagamenti con conseguenze devastanti e perdite di vite.
Calcolati i danni e le vittime, sotto gli occhi di tutti sono apparse le testimonianze di un dissesto idrogeologico che per disinteresse, superficialità, mancanza di prevenzione sul territorio, ha arrecato non pochi danni. Ma non è cambiato nulla dal 1905 al 2005 e non è successo nulla dopo anzi è successo che si è continuato ad autorizzare costruzioni nelle stesse aree. E non ci vuole certamente un grande scienziato per spiegare cosa avviene quando scende la pioggia sulla terra e quando scorre da un altezza di 300 metri ((la Murgia) verso il mare!! Non fu certo una scelta casuale piantare la foresta Mercadante!! Quindi l'unico sistema per la difesa da questi fenomeni è la vegetazione, gli alberi e la macchia spontanea. Meditate amministrazioni e autorità!



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